I tre doni di Martini alla Chiesa. La prefazione di papa Francesco a «Le Cattedre dei non credenti»



Pubblichiamo il testo della Prefazione firmata da Papa Francesco a "Le cattedre dei non credenti" (Bompiani). Si tratta del primo volume dell'Opera Omnia del cardinale Carlo Maria Martini, che sarà presentato il 20 ottobre presso l'Auditoiurm San Fedele di Milano e sarà in libreria dal 22 ottobre.


L’eredità che ci ha lasciato il cardinale Martini è un dono prezioso. La sua vita, le sue opere e le sue parole hanno infuso speranza e sostenuto molte persone nel loro cammino di ricerca. Quanti di noi in Argentina, alla “fine del mondo” abbiamo fatto gli Esercizi spirituali a partire dai suoi testi! Uomini e donne di fedi diverse, non solo in ambito cristiano, hanno trovato e continuano a trovare incoraggiamento e luce nelle sue riflessioni. Abbiamo quindi la responsabilità di valorizzare questo patrimonio, così che possa ancora oggi alimentare percorsi di crescita e suscitare una autentica passione per la cura del mondo.

In questa prospettiva desidero mettere in evidenza tre aspetti che ritengo particolarmente rilevanti della figura del cardinale. Il primo riguarda la sua attenzione a promuovere e accompagnare all’interno della comunità ecclesiale lo stile di sinodalità tanto auspicato dal Concilio Vaticano II. Ciò richiede da una parte un atteggiamento di ascolto e di discernimento di quanto lo Spirito muove nella coscienza del popolo di Dio, nella varietà delle sue componenti; dall’altra la cura perché le differenze non degenerino in conflitto distruttivo. Pur senza aver paura delle tensioni, o addirittura delle contestazioni, che ogni spinta profetica necessariamente porta con sé (pro veritate adversa diligere era il suo motto episcopale), il cardinale ha sempre cercato di disinnescarne la carica distruttiva e, con sensibilità e affetto per la Chiesa, di trasformarle in occasioni importanti di un processo XV prefazione di cambiamento e di crescita nella comunione. Anche davanti a situazioni di contrasto, egli ha sempre evitato la contrapposizione, che non conduce a nessuna soluzione, pensando piuttosto creativamente in termini di alternative.

Lui non voleva fare concessioni a mode o a indagini sociologiche, ma era portato da un’unica domanda di fondo: “in che modo Gesù Cristo, vivente nella Chiesa, è oggi sorgente di speranza?”, assumendo con fedeltà la missione della Chiesa di annunciare misericordia e verità. Allo stesso tempo era consapevole della presenza nella Chiesa di tante sensibilità diverse a seconda dei contesti culturali, che non possono essere integrate senza un libero e umile dibattito. Proponeva la necessità di uno strumento di confronto universale e autorevole per affrontare i temi “con libertà, nel pieno esercizio della collegialità episcopale, in ascolto dello Spirito e guardando al bene comune della Chiesa e dell’umanità intera”. Quando si cerca la volontà di Dio ci sono sempre punti di vista diversi e bisogna cercare spazi per ascoltare lo Spirito Santo e permettergli di operare in profondità, come stiamo sperimentando in occasione dei Sinodi sulla Famiglia.

Con questo stile pastorale e spirituale di dialogo il cardinale Martini non ha cercato solo di coinvolgere i membri della comunità ecclesiale. Ha cercato anche attivamente di incontrare chi nella comunità dei credenti immediatamente non si riconosceva. È questo il secondo tratto del cardinale che voglio ricordare. Egli ha spinto lo sguardo oltre i confini consolidati, favorendo una chiesa missionaria “in uscita” e non chiusa su se stessa, facendo emergere il messaggio universale del Vangelo, portatore di luce e di ispirazione per tutte le persone. L’esempio di maggiore risonanza anche internazionale di questo modo nuovo di dialogare con il mondo contemporaneo fu la Cattedra dei non credenti, che giustamente viene presentata nella sua interezza proprio nel primo volume di questa Opera omnia.

L’iniziativa nacque dalla convinzione che tutti, credenti e non credenti, XVI XVII prefazionesiamo alla ricerca della verità e non possiamo dare nulla per scontato. Ogni credente porta in sé la minaccia della non credenza e ogni non credente porta in sé il germe della fede: il punto d’incontro è la disponibilità a riflettere sulle domande che tutti ci accomunano. Martini stesso non ha mai smesso di essere un cristiano che si interrogava con onestà sulla propria fede, nella consapevolezza che questo non ostacolava, ma anzi rafforzava, il suo ministero di vescovo chiamato a pascere il gregge a lui affidato. In questo senso ha incarnato magistralmente il famoso motto di Agostino: “Vobis enim sum episcopus, vobiscum sum christianus” (per voi infatti sono vescovo, con voi sono cristiano, Sermo 340,1).

Il cardinale aveva intuito la fecondità del contributo che le comunità cristiane possono dare alla società civile oggi se compiono questo sforzo di mediazione sul piano etico e antropologico: i principi della fede, lungi dal trasformarsi in motivo di conflitto e di contrapposizione all’interno della convivenza civile, possono e devono risultare vivibili e appetibili anche per gli altri, nel maggior consenso e concordia possibili e motivare in profondità l’impegno per la giustizia e per la solidarietà. L’invito a “farsi prossimo” nei confronti di coloro che sono messi da parte che ha caratterizzato il magistero del cardinale Martini ha risuonato con forza ed efficacia all’interno della società civile e nel mondo della politica, anche oltre gli ambiti della città di Milano a cui spesso era immediatamente rivolto.

Eccoci infine al terzo aspetto, che sostiene e fonda gli altri due: la familiarità del cardinale con la Parola di Dio. E in lui questa competenza si univa al talento pastorale di saperla comunicare a tutti, credenti e laici, intellettuali e persone semplici. Così egli è stato per molti di noi che hanno ascoltato le sue parole o hanno letto i suoi testi un maestro nel far conoscere e apprezzare la Bibbia, presentandola anzitutto come dono più che come esigenza e rendendone disponibile la straordinaria fecondità nel far maturare le coscienze e le culture.prefazioneProprio la sua costante attenzione al tesoro della Scrittura, fa sì che le parole del cardinale Martini non possono essere viste come considerazioni dettate dal buon senso o da teorie politiche; nella loro simultanea semplicità e profondità, esse esprimono tutta la ricchezza della tradizione giungendo a interpellare ogni persona e ogni popolo. In particolare egli ha indicato percorsi per collegare la Parola alla vita, mostrandone la pertinenza e la rilevanza per la propria personale esperienza. Così essa può divenire agente di conversione, alimentando una vita più fraterna e più giusta, impedendo di rifugiarsi all’ombra di comode sicurezze preconfezionate.

A proposito, voglio qui ricordare l’iniziativa della “Scuola della Parola”, che il cardinale promosse nella sua cara arcidiocesi di Milano, ma che si diffuse anche in altri paesi, consentendo a molti, specialmente ai giovani che gli stavano particolarmente a cuore, di gustare la permanente novità che scaturisce dalla lettura del testo biblico. Non erano corsi di esegesi, ma occasioni di lettura sapienziale della vita, che hanno permesso a molti di sperimentare quel fuoco nel cuore che ha riscaldato i due discepoli sulla strada di Emmaus.

In questo suo approccio all’ascolto e alla predicazione della Parola, il cardinale Martini ha valorizzato in modo originale la spiritualità della Compagnia di Gesù. Ha attinto ampiamente alla pedagogia ignaziana, in particolare ispirandosi agli Esercizi spirituali. Egli ha messo a frutto il contributo specifico che gli Esercizi forniscono alla Lectio divina: discernere il desiderio più autentico e giungere a determinazioni concrete (discretio e deliberatio), in modo che l’ascolto non rimanga in sospeso, ma incida sulla pratica e trasformi la vita. Il cardinale ha saputo anche servirsi con sapienza ed efficacia delle indicazioni di Sant’Ignazio per coinvolgere nella preghiera tutte le dimensioni della persona, corporeità e affettività incluse, indicando la via per articolare adeguatamente azione e contemplazione.

Questi tre aspetti – sinodalità, dialogo e, come fondamento, prefazione Parola di Dio – non esauriscono certo l’attualità della figura del cardinale. Molti altri sarebbero da mettere in evidenza, sia tra quelli noti, sia tra quelli che una conoscenza più approfondita della sua opera consentirà di scoprire e di precisare. Per questo sono molto riconoscente verso tutti coloro che si impegnano nell’iniziativa di raccogliere, ordinare e mettere a disposizione in modo organico la grande quantità di interventi e di scritti del cardinale Martini, situandoli nel contesto storico e nelle circostanze in cui sono stati elaborati. Sarà così possibile cogliere da quali sollecitazioni sono scaturiti e comprenderne meglio il significato e la dinamica profonda. In questo modo, anche grazie alla competenza del gruppo di esperti che è stato convocato per compiere il lavoro, si realizzerà una autorevole opera di riferimento.

Auspico quindi che la pubblicazione di questa Opera omnia proceda secondo il piano stabilito e raggiunga gli obiettivi che si prefigge, perché essa costituirà un invito continuo a riflettere insieme sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del nostro pianeta e a cercare cammini condivisi di liberazione e di speranza. Essa potrà essere di grande aiuto nel nostro mondo così segnato da forze disgregatrici e disumanizzanti per ispirare una vita più ricca di senso e una convivenza più fraterna.

Francesco