L’omaggio a un maestro di dialogo e di ascolto


Questo il significato dell’intitolazione della via che fiancheggia il Duomo di Milano a Carlo Maria Martini da parte del Comune. Lo ha spiegato il Sindaco Pisapia, sottolineando come l’iniziativa risponda a un desiderio molto sentito dai milanesi, per i quali la testimonianza e l’eredità anzitutto umana di Martini è ancora viva e straordinariamente attuale.

Poco prima, nella celebrazione eucaristica in Cattedrale, il cardinale Angelo Scola aveva ricordato in particolare due tratti salienti del lungo ministero episcopale del suo predecessore: «l’aver messo nelle mani dei credenti e dei non credenti le Sacre Scritture» e l’esser stato «attore consapevole di un’apertura a 360°, teso all’incontro per compiere tutto il tratto possibile di cammino comune, nel rispetto della libertà di ciascuno».

Nella cerimonia di intitolazione l’Arcivescovo ha poi voluto riprendere il discorso tenuto da Martini in Comune nel giugno 2002, alla vigilia della scadenza del suo mandato episcopale. Dalle sue parole emergeva una visione di città continuamente provocata a ripensare se stessa, “luogo di una identità che si ricostruisce continuamente a partire dal nuovo, dal diverso, e la sua natura incarna il coordinamento delle due tensioni che arricchiscono e rallegrano la vita dell’uomo: la fatica dell’apertura e la dolcezza del riconoscimento”. Un appello alla responsabilità attualissimo per i credenti e i cittadini di oggi.

L’ultima parola è stata affidata a Maris Martini, che ha voluto ricordare l’impegno infaticabile del fratello, nelle situazioni di tensione e di conflitto, a costruire ponti, a promuovere processi di dialogo e di riconciliazione.

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