E’ sabato notte 1 settembre, il Duomo accoglie centinaia e centinaia di persone giunte per un saluto al proprio pastore. Ho partecipato anch’io alla veglia di preghiera per il cardinale Martini, una celebrazione molto commovente, caratterizzata da uno stile sobrio e misurato, nella quale le parole della Passione si sono alternate a brani delle prime lettere pastorali del nostro vescovo: “La dimensione contemplativa della vita”, “In principio la parola”, a salmi e melodie per la riflessione, a momenti di silenzio.
Una celebrazione adeguata per il pastore che ha fatto amare la Parola e il silenzio.
Una folla silenziosa sfila lungo tutto la navata centrale, e davanti a lui, rivestito dei paramenti pasquali, tanti si inginocchiano a pregare, tanti hanno gli occhi lucidi, tanti si scambiano ricordi di questo uomo la cui grandezza - credo - sapremo cogliere sempre meglio nel futuro.
Quanti ricordi sono affiorati in me, anche lontani nel tempo eppure sempre così vivi, così emozionanti.
Nel silenzio del Duomo penso ai miei incontri personali con Martini, alle volte in cui sono stata a casa sua, alle lunghe chiacchierate molto informali, perché in privato era una persona semplicissima, a quando ci incontravamo a qualche celebrazione e mi salutava sempre chiamandomi per nome, alle lettere con gli auguri per il mio compleanno, scritte con la sua grafia piccolissima, al suo interesse per la mia tesi di laurea, le tante domande sulla mia esperienza in missione in Ecuador, e il suo ascoltare attento e concentrato le risposte ... Mai dimenticherò che durante la Veglia missionaria del 1994, alla vigilia della mia partenza per l’Ecuador, al momento della consegna del crocefisso, mi disse sorridendo: “Da quanto tempo aspettavo di consegnarti questo crocefisso!”, perché era uno dei pochi ai quali avevo confidato il mio progetto missionario, e mi aveva accompagnato con le sue preghiere. Martini era anche questo, sì, il grande biblista, il Cardinale, il pastore di una diocesi sconfinata, ma anche e soprattutto una persona capace di avvicinarsi ai fratelli con umiltà e di lasciarsi avvicinare, io l'ho sempre sentito vicino... oserei dire anche amico, oltre che padre e maestro.
Chiudendo gli occhi, in Duomo, mi vengono in mente gli incontri della Scuola della Parola, ai quali ho partecipato per tanti anni, quando nella semplicità, Martini condivideva con noi il tesoro della sua vita, e ci faceva conoscere e amare la parola di Dio, nel leggerla, nel meditarla in silenzio (quanto erano profondi i silenzi del Duomo affollato anche di 6.000 giovani, seduti ovunque…), nel renderla viva e concreta nella nostra esistenza. E’ stata una esperienza che ha segnato la vita mia e di tantissimi altri giovani.
Quanti ricordi, quanti momenti significativi condivisi con lui ... l’Assemblea di Sichem per i giovani, il convegno Farsi Prossimo, il Sinodo Diocesano, i discorsi alla città per s.Ambrogio, la grande preghiera di intercessione alla vigilia della guerra in Irak, la Cattedra dei non credenti… sono stati ventidue anni intensi e ricchi di tanta grazia.
Mi viene in mente anche la dolcezza dei suoi occhi, il suo timido sorriso, il suo arrossire di fronte ai complimenti per una omelia particolarmente bella o un discorso significativo, la sua capacità di ascolto e di gesti di attenzione, nonostante sembrasse freddo e distaccato. Quante volte in quel suo sguardo celeste ho vissuto il “fissatolo lo amò” di Gesù.
Come tanti, ho pianto in Duomo durante la veglia, ma allo stesso tempo ricordare il Card. Martini mi ha riempito di gioia, per la grazia di aver percorso un lungo tratto di strada insieme a lui e per averlo avuto come maestro, consapevole che la sua testimonianza è stata talmente incisiva nella mia vita, che non riuscirò a pensare al lui al passato. Per me oggi e sempre sarà un maestro, è vivo e presente, perché mi ha donato un tesoro che mi accompagnerà per tutta la vita, gran parte di ciò che sono oggi lo devo a lui.
La sua presenza ci ha accompagnato a lungo, e ora ci accompagna in modo differente, egli è ancora con noi, io credo che lo sentirò vivo, presente, accanto a me, ogni volta che mi avvicinerò a un brano delle Scritture per farne la lectio divina, ogni volta che avrò il coraggio di seguire con coerenza la sua testimonianza, che cercherò di costruire la Chiesa che lui amava e che aveva davanti agli occhi, con il suo sguardo capace di vedere lontano.
Mi piace ricordare le sue parole nel discorso di s.Ambrogio "Alla fine del millennio lasciateci sognare": "Una Chiesa che parla più con i fatti che con le parole, una chiesa consapevole del cammino arduo e difficile di molta gente, delle sofferenze quasi insopportabili di tanta parte dell'umanità, sinceramente partecipe delle pene di tutti, e desiderosa di consolare. Lasciateci prendere ispirazione da grandi ideali, lasciateci contemplare quelle figure che, come Ambrogio (e oggi possiamo aggiungere … come Martini), hanno segnato un passaggio di epoca, valorizzando la vita quotidiana della gente, insegnando che la forza e il regno di Dio sono già in mezzo a noi, e che basta aprire gli occhi e il cuore per vedere la salvezza di Dio all'opera".
Questo è il cammino che ci ha indicato e che per primo ha percorso. So che non sarò sola, Martini è con me, con noi, e non cammineremo nelle tenebre, perché "Lampada per i miei passi è la tua parola, Signore, luce sul mio cammino".
Daniela Sangalli
(Dai Nostri Quartieri, ottobre 2012)