In un Duomo di Milano gremito è stato ricordato ieri, 31 agosto, il quarto anniversario della morte di Carlo Maria Martini, pastore della diocesi ambrosiana dal 1980 al 2002. A presiedere l'eucaristia il cardinale Angelo Scola, accompagnato dal primo successore di Martini, il cardinale Dionigi Tettamanzi, da diversi vescovi e da decine di altri sacerdoti, tra cui il presidente della Fondazione intitolata al biblista gesuita, padre Carlo Casalone SJ. In prima fila tra i fedeli, la sorella Maris e i nipoti, insieme a numerosi esponenti della società civile milanese.
Nell'omelia, il cardinale Scola ha anzitutto sottolineato la «provvidenziale assonanza» tra il Vangelo del giorno - il brano di Luca in cui Gesù indica in Giovanni Battista il suo messaggero (
Lc 7,24b-27) - e «il magistero e l'azione pastorale di Martini», autentico testimone e profeta del Vangelo, cioè «uno che si espone alla verità e la comunica a qualunque costo». L'arcivescovo di Milano ha poi focalizzato l'attenzione su una delle lettere pastorali più note del predecessore, la
Farsi prossimo del 1985, particolarmente attuale sia per le connessioni con i temi dell'Anno santo della misericordia, sia per la sua «capacità di offrire una visione dell'uomo di cui l'Europa avrebbe oggi bisogno».
Dopo una processione alla tomba di Martini, situata nella stessa Cattedrale ambrosiana, la commemorazione è poi proseguita nell'Auditorium della Fondazione Culturale San Fedele dei gesuiti, sede, fra le varie opere, della Fondazione Carlo Maria Martini.
Qui è stato proiettato in anteprima il
documentario sul cardinale realizzato dalla Rai, in collaborazione con la stessa Fondazione. Nell'introdurre il filmato padre Casalone ha evidenziato che «questo è molto più di un documentario, nel senso stretto della parola, non essendo semplicemente una raccolta di documenti: dando voce anche a persone che hanno potuto incontrare e lavorare con Martini, il filmato vuole piuttosto essere una testimonianza di come la sua eredità è viva, ci interroga e attende di essere ulteriormente compresa». Padre Casalone ha inoltre indicato un altro modo per comprendere il metodo e lo stile di Martini, e per approfondirne il pensiero: l'Opera omnia pubblicata da Bompiani, che vede in questi giorni l'arrivo in libreria del
secondo volume, dedicato agli Esercizi spirituali tenuti dal cardinale a partire dai Vangeli.
Dopo i saluti di Giuseppe Giannotti, vicedirettore di Rai Storia, canale su cui martedì 6 settembre alle 21.30 andrà in onda il documentario, è iniziata la proiezione di
Carlo Maria Martini, profeta del Novecento (il filmato rientra nella serie «Italiani»). Al termine sono brevemente intervenuti il sindaco di Milano, Beppe Sala (
qui l'intervista pubblicata per l'occasione sul portale Chiesadimilano.it), e il cardinale Angelo Scola, per condividere la loro reazione a caldo. Il primo ha evidenziato come, tra le varie lezioni di Martini che emergono dal documentario, ci sia quella sul valore della conoscenza e dello studio, dimensioni troppo spesso oggi trascurate a scapito di un attivismo che rischia però di risultare sterile. Ha inoltre auspicato che, come peraltro è avvenuto nelle prime settimane della sua amministrazione, i rapporti tra istituzioni civili ed ecclesiali siano sempre improntati a quella collaborazione di cui fu protagonista e promotore Martini durante il suo episcopato.
Il cardinale Scola (
qui il video del suo intervento) si è anzitutto complimentato con gli autori, Giuseppe Sangiorgi e Antonia Pillosio, per avere offerto al pubblico questo strumento su cui lavorare per approfondire la conoscenza di Martini. Ha aggiunto poi di essere rimasto sempre molto colpito dalla «capacità di Martini di leggere e assecondare criticamente la realtà», un approccio che non sempre il cattolicesimo italiano ha avuto nella seconda metà del Novecento e che ha generato spesso divisioni. «Ma il tempo degli steccati ideologici - ha concluso il cardinale - sembra ora finalmente finito, anche grazie a un uomo polivalente e a un maestro del dialogo come Carlo Maria Martini».